HAGAL
Hagal: Grandine,
bufera, rottura. Questa runa può essere interpretata come un monito che
opera nel nostro subconscio per avvertirci che è ora di produrre un
cambiamento amaro ma necessario. Un cambiamento da una storia passata,
problemi non risolti e lezioni mai imparate. Hagal ci insegna che è ora
di affrontare i problemi e riconoscerli in modo da non trovarsi
impreparati davanti agli eventi improvvisi e ritrovare la forza di
proseguire il cammino.
HAGALAZ (grandine)
Questa runa ha tre diverse espressioni, poiché la sua valenza è così polivalente che abbraccia una serie di significati che vanno dal mondo fisico al mondo spirituale. Rappresenta la grandine, ovvero la potenza della natura, la furia devastatrice che scuote la natura stessa con tanta violenza da sentire essa stessa unica e indissolubile e noncurante delle piccole cose dell’animo umano. La grandine ha una valenza da prima di distruzione, poi di entropia del caos e infine di morte infinita e desolatrice. Se analizziamo i simboli che racchiudono questi tre significati possiamo renderci conto che questa runa ha una particolarità, quella di essere composta da altre rune.Nella prima forma a) la runa appare nella sua nudità, ovvero nella espressione pura, quella che sicuramente in maniera più antica era raffigurata. Rappresenta la forza primordiale della natura, lo scroscio delle tempeste che sbattevano le campagne e le capanne dei druidi. In questa espressione il significato divinatorio sicuramente porta a pensare ai tormenti dell’anima, alle violente tempeste che si possono creare nella vita dell’uomo, ai dubbi, alle visioni pessimiste del futuro,nel vedere il proprio lavoro essere distrutto, per poi non lasciare più nulla. Questa runa quindi ci mette in guardia, ci pone di fronte ad una scelta, quella di poter guardare imperversare la tempesta oppure di correre al riparo e di mettere al riparo il nostro lavoro o il nostro animo da cose che non si sa se essere nocive o positive.
Nella seconda forma b)Hagal si comincia a notare una sovrapposizione di più rune, mantiene la forma originale di verso, ma all’interno vediamo che appare il Nauthiz, la runa dell’equilibrio, ripetuta due volte e speculare. Infatti possiamo intuire che durante la grandine molte delle vecchie appendici, come i famosi rami secchi, cadono spinti dai forti venti, oppure le piante malate o deboli periscono mondando da questi fardelli le piante sane e in via di sviluppo, in modo da poter aver spazio per rigenerarsi e approfittare di sentirsi più libere di crescere. Il Nauthiz, rappresentando l’equilibrio, viene posto di fronte al suo uguale e contrario; equilibrio e disequilibri si pongono l’uno di fronte all’latro e si equivalgono in potenza creando la materia e l’antimateria allo stesso tempo, formando e distruggendo allo stesso tempo. Così questa runa nel divino linguaggio simboleggia la possibilità di togliersi vecchi fardelli da dosso e poter aspirare ad avere una nuova visione della vita, ma ancora scossi dai dubbi del passato. Spesso, e questo lo dico per esperienza personale, non è facile tagliare i rami secchi e questa runa provoca molto dolore alla persona o alla comunità che può dopotutto convincersi ad avere ancora bisogno di quella persona o di quel difetto che risulta essere una realtà che ci blocca e che non ci lascia crescere. E’ la furia della tempesta che fa sentire la sua potenza nel mondare la terra di ciò che non ha bisogno e quindi spiana la strada alla desolazione che precede la vita, facendo in modo di curarsi dalle malattie dell’anima.
La forma c) è la tesi finale del percorso di questa runa. E’ la quiete dopo la tempesta. La sua forma è l’insieme di due rune il Gebo, che abbiamo già trattato e l’Isa, la runa del gelo, il ghiaccio. E’ tutto ciò che è dono negato, ovvero la morte, l’assenza di movimento e di nascita, è la natura che ferma cerca di riprendersi dalla sfuriata, è la terra che prima di essere smossa dal seme è inerme e tacita. E’ la contemplazione stessa della solitudine che spesso si sente dopo aver perso un amico, è la mancanza dopo che ci è morto qualcuno di caro. E’ il substrato migliore per ricominciare da capo. E’ la morte per poi rinascere.
Questa sicuramente è la runa più complicata e dura di questo strumento di comunicazione che gli dei ci hanno affidato. Mette a dura prova la resistenza della fragile psiche umana e della possibilità di reggere ad avvenimenti che sconvolgono la vita di ognuno di noi. Ma lo sappiamo tutti, iniziati e non, che senza aver sconfitto i demoni del passato non possiamo affrontare fiduciosi il futuro, e senza aver prima tolto i rami secchi non si può pensare di crescere tendendo le nostre braccia verso il cielo, come già da miliardi d’anni ci insegnano gli alberi.
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